19/10/10

Discorso del matto Genda agli allievi

di Cristina Taliento

Il matto Genda si mise il cappello rosa di sua madre e, in piedi, sulla scrivania, sembrava un re. I bambini lo guardavano dal basso e si sentirono orgogliosi di essere lì in quel momento.
E il matto Genda, sbloccata la voce, così disse:
"Lasciate che le mosche volino, ragazzi. Lasciate che esse si riproducano e che svolazzino sotto i lampadari. Non preoccupatevi delle mosche, dei loro atterraggi, dei loro voli, poichè esse sanno dove andare, anche se voi credete di no. Lasciate che vostra madre uccida le mosche senza cercare di ostacolarla e se lo fate, lasciate che vi rimproveri dato che è nel suo ruolo rimproverare un figlio che impedisce l'uccisione delle mosche.
Lasciate che vostra madre vi giudichi pazzi, stupidi, viziati. Lasciate che vi enumeri le inutilità delle mosche. Lasciate che la vostra bocca si apra per lo stupore mentre sentirete quelle parole ciniche e fuori luogo. Lasciate che le vostre gambe corrano via, sotto le pioggia, tremando di rabbia e lasciate anche, ragazzi, che vi venga il raffreddore del secolo. Lasciate da parte l'orgoglio e permettete a vostra madre di misurarvi la febbre, senza opporre resistenza poichè il termometro è di vetro e se fate gesti inconsueti, potreste farlo cadere a terra, rompendolo. Lasciate che lei vi enumeri i punti deboli del vostro ragionamento e lasciate che parli senza risponderle, chiederle scusa. Lasciate che se ne vada con il suo rumore lontano di tacchi e lasciate che la vostra testa pensi alle mosche e a tutto quello in cui avete creduto e non vi è stato concesso. Lasciate crescere ogni vostra convinzione, ma soprattutto, lasciate ad ogni cosa di esistere poichè voi non sapete cosa deve essere e cosa no. Non avete la minima idea, nè le prove per contrastare con certezza il volo di una mosca, nè le ragioni di vostra madre, nè le vostre credenze. Voi, dovete credere fermamente che ogni cosa sia liberamente. Toglietevi dalle palle, allievi. Almeno voi, smettetela di voler trattenere il fiume sbarrandolo con le vostre mani."
Gli allievi avevano capito e in silenzio uscirono con gli occhi bassi e pieni di vergogna.

3 commenti:

Zio Scriba ha detto...

Stupenda lezione! Evviva i matti!
Bello il "rumore lontano di tacchi", vertiginoso il discorso attorno alle mosche.

p.s. che stupido sono, l'altra volta ti ho detto "sperando che Salinger ti piaccia", dimenticando che è proprio sua la citazione che apre questo blog... :D

Il rospo dalla bocca larga ha detto...

Più dura e forte che mai in questo breve saggio... Insolito e affascinante... Sei mutevole e la cosa non fa che aumentare la mia stima verso te.

Brava Crì.

Il Ballo dei Flamenchi ha detto...

@Zio scriba: Sono ancora in lutto per aver perso Salinger la scorsa primavera...


@Rospo: Grazie davvero, sono lussssssssingata