29/05/11

Jolene, scritti

di Cristina Taliento

liberamente tratto da una canzone degli White Stripes



(Ragazza con l'orecchino di perla, Johannes Veermer, 1665-66, Mauritshuis dell'Aja)


Jolene, Jolene, Jolene, Jolene

I'm begging of you, please don't take my man...


cantava piano sotto la pioggia e le macchine che passavano credevano tutte in un solo coro che fosse pazza, ma in quella pioggia di maggio chi non era pazzo fino in fondo adesso giocava a dadi con degli scheletri nei pub e lei ripeteva sempre che non voleva uccidere nessuno; le sua labbra giuravano che non c'erano cattive intenzioni nel suo cuore d'avorio. Ed io ero solo la testimone distante di una tragedia d'amore che potevo guardare in piedi in un teatro di legno, mi pareva Il Globe, e mi immaginavo che da qualche parte William Shakespeare, curvo sui fogli anneriti dal fumo delle candele, stesse riscrivendo con frenetico sospetto le battute che non suonavano ancora come flauti sotto i salici e narravano di lui che era stato rapito da una fata e lei che piangeva come grandine ed era come un stella che stava per spegnersi come un mozzicone di sigaretta. Perchè anche le stelle nella loro grandezza si spengono ed è come se non fossero mai esistite. "Nessuno in fondo è così indispensabile" diceva lei mentre piangevano affamati d'aria e la pioggia continuava a battere sul parabrezza e se lei si fosse alzata per scappare lui non l'avrebbe rincorsa, prigioniero per sempre di una staticità che non ruba che il pensiero convulso di una lotta interiore, di una zona franca che accontenta la mancanza di coraggio. Ti prego, Jolene non portartelo via continuava a ripetere in un singhiozzo rotto. Ed io mi intrecciavo le mani non sapendo cosa fare per calmare quei lamenti che non potevo capire, nè avevo mai sentito. Era la forza dell'amore, mi suggerivano le canzoni di Modugno, i film come Titanic, i libri rimasti aperti dove la tragedia era più evidente, ma quale intensità avesse questa forza, quale dolore, quale gioia perfida, io non potevo saperlo. Era come trovarsi a mezz'aria, sospesi dentro un vortice d'aria e sentirsi colpire il viso da un vento che non era il mio, nè di nessun'altro, soltanto loro e mai più loro. Lo vedevo fumare e guardare gli anelli di fumo come se stesse aspettando un messaggio, ma non c'erano frasi di poeti, aforismi di clown e letterati eccetto un nome come una melodia notturna. Ma lui era già sposo di una donna che non aveva quel nome nel fumo ed io ero solo colpita dal rumoroso battito dei loro cuori e facevo tacere le mie preghiere che lui tornasse da lei per sempre perchè quando mai per sempre era esistito? E non si potevano arginare i fiumi quando erano già in piena, così come non era giusto tamponare quegli occhi gonfi di lacrime e non c'erano nè criminali, nè vittime assolte. Jolene era ferma nella sua Bellezza adimensionale, muta tra i palazzi che crollavano al suo passaggio, fingendo di non vedere e non sentire gli effetti che provocava, assolutamente persa nel brillio della sua magnificenza.

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