30/12/11

Canto notturno sui gradini della Cattedrale

di Cristina Taliento


La notte era un bambino
con gli occhi di bruno stupore
nel viso due sguardi d'amanti
e corone di stelle sui fianchi.
Disilluse gambe, brandelli
di giacche camminano
per le strade con a fianco
la morte e schivano il giorno,
nel viso lo fuggono,
lo odiano fino a spezzarsi il cuore.
Ma nel sonno s'ammazzano
in faccia alla vita e piangono sangue
e punture d'insetti,
allungano i muscoli come
ghepardi digiuni affetti da noia
e dal delirio più nero.
Li ho visti baciarsi e
prendersi a schiaffi,
scottare nel corpo di
una febbre squassante,
chiedere acqua
con voce stremata, fumare
sui tetti dei treni e
morire. Morire, poi vivere
ancora come una giostra
notturna d'agosto,
cantando nel buio
ubriachi e prudenti
i vecchi canti del gladiatore.
E tutti li videro uscire
dal loro pallore
dilaniando le carni mosse
dal vento, buttarsi d'un tratto
nell'oceano d'inverno
ed urlare al mondo
ci sono.

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