28/12/11

Il ragazzo che piange

di Cristina Taliento


Questa specie di storia inizia al crepuscolo come altre specie di storie già state scritte; inizia quando i cuori infranti salgono sui terrazzi e fumano sigarette, quando si mettono a piangere e a riflettere sul passare del tempo. Il crepuscolo di questa storia vide molti cuori infranti. Alcuni di loro camminavano tra la folla con passo svelto e sguardo altero, emozionati dalla loro stessa resistenza alla sofferenza, altri scrivevano su taccuini mentre sedevano nelle sale d'attesa degli ospedali, altri ancora sorridevano ai bambini come per cercare un dialogo con il loro passato e poi, si accorgevano che non sapevano che dire e sorridevano per l'ultima volta prima di premere un pugno sulle labbra. "Papà, papà, perchè quel signore è triste?"; "Papà, papà, se è triste, perchè non piange?". "E che cosa vuol dire, decoro?".

Un ragazzo, invece, piangeva alla stazione e non nascondeva le lacrime, non si vergognava. Si chiamava Riccardo, ma lo chiamavano Narciso perchè la sua bellezza era così struggente che le persone non potevano sopportarla e pensavano che fosse giusto per la pace della loro anima attribuire un qualche vizio come la vanità, per esempio, a quel ragazzo che la vanità non conosceva affatto. "Tu piangi" disse a un tratto un uomo d'affari mentre si sfilava i guanti per stringergli la mano.

"Perchè piangi?" chiese piano mentre lo studiava come un raro fiore sbocciato tra i binari.

"Sono innamorato e mi ha lasciato e non riesco a studiare, non riesco a mangiare, non ce la faccio a vivere. Voglio morire, voglio morire..."

L'uomo d'affari lo guardò negli occhi e per un istante si emozionò. Capì che egli era un'opera d'arte e che tutti dovevano ammirarla. Era come un fiore bagnato dalla rugiada.

"E, dimmi, piangi spesso ragazzo?"

Il giovane alzò la testa per guardarlo e rispose: "Non è per colpa mia".

Pochi mesi più tardi il ragazzo era diventato una star. Tutti i telegiornali parlavano di quella perla del Sud che aveva fatto commuovere i re e le regine del mondo. Le persone del paese smisero di chiamarlo Narciso e iniziarono a chiamarlo Chiangimortu perchè era assurdo! impossibile! che qualcuno si guadagnasse da vivere soltanto col pianto. "Andiamo, Marietta, tu non sei bella come lui quando piangi, non essere cattiva...". "Ridicolo! Le persone serie lavorano, ecco cosa fanno!". In realtà le persone iniziarono a lavorare di più per guadagnarsi i biglietti dei teatri dove non si recitavano opere o musical, ma dove c'era la garanzia di poter vedere il vero Riccardo che piangeva per loro. Era un successo. L'uomo d'affari divenne ben presto l'uomo più ricco del mondo e dovette rispondere a diverse interviste, molte delle quali terminavano con la domanda:

"E cos'è che lo fa piangere?"

"Egli ha il dono della sensibilità-rispondeva calmo, sebbene accecato dai flash- Le sue lacrime sono di rabbia, di tristezza. E ciò che le procura è il mondo, cari ascoltatori. Siamo noi, siamo noi che lo facciamo piangere. Sono le sue ragazze che l'hanno lasciato per Dio sa quale motivo! Sono le guerre, la sofferenza tutta, le morti infantili. Bene, e mentre noi ci indigniamo e sbuffiamo e bestemmiamo, egli, al contrario, piange".

"La ringraziamo. Da qui è tutto, restituisco la linea..."

Riccardo cresceva e viaggiava per i più grandi teatri del mondo, ma più diventava famoso e più il suo pianto perdeva del candore iniziale tanto che i critici avevano cominciato a scrivere recensioni negative sul suo conto. "Le sue migliori lacrime sono già state sparse" disse in tono solenne un critico con i baffi e il frac. L'uomo d'affari continuava a sorridere ai flash, ma, quando tornava a casa, se la prendeva con la moglie e gridava: "Al diavolo la Monnalisa con quel sorriso da ebete! Al diavolo la Ragazza con l'orecchino di perla e quell'altra con l'ermellino! Cosa sono loro al confronto del mio ragazzo? Niente! Mi fanno sbellicare dalle risate! Ma io, ma io... un giorno...!". Quel giorno arrivò senza che l'uomo d'affari potesse deciderlo. Lo decise, invece, una ragazza che studiava Storia dell'Arte e che una mattina volle poter ammirare il bell'Apollo, come lo chiamavano in Francia. La platea non era piena come una volta, così potè avvicinarsi al palco e si sedette al primo posto. Iniziò a parlare da lì seduta e Riccardo poteva sentirla. Disse:

"Hanno ragione quando dicono che le tue lacrime non sono belle come quelle passate. Non sono belle perchè stanno passando di moda, ma anche perchè tu sei passato di moda a te stesso. Voglio dire, prima piangevi e non eri visto da così tante persone. Il tuo pianto era tuo e basta, mentre adesso gli occhi della gente lo stanno seccando. Non lo sai che alcuni fiori si chiudono con la luce del sole? Sentimi, scappa. Vattene da questi teatri e piangi da solo perchè altrimenti la tua anima sarà corrotta e te ne accorgerai tardi".

Il ragazzo pianse meglio a sentir quelle parole, ma questo non bastò a cambiare l'opinione della critica. Partì. E la sua immagine cammina ancora nel tramonto, perchè è nel tramonto che finisce questa storia, se mai era cominciata. Questo ragazzo, infatti, che piange è un fiore, un momento ghiacciato dell'immaginazione dei cuori infranti. Ogni cuore infranto, infatti, sa che egli esiste o che la sua idea esiste. E' l'idea di un ragazzo triste che purifica il mondo con le sue lacrime.


FINE


P.S. Dispiaciutissima per averlo pubblicato. Dispiaciutissima, davvero.

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