24/11/16

Uno stagno ai limiti del Tempo e dello Spazio

divagazioni di Cristina Taliento

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(Illustration by Alexander Jansson)

Chissà se esiste davvero uno stagno ai limiti del Tempo e dello Spazio. Ai limiti, vuol dire semplicemente che la sua posizione non sarebbe influenzata da nessuno dei due. O meglio, un po' lo sarebbe, ma al limite, così e così.
Uno stagno, per esempio, mica tanto grande. Affiancato da un vecchio olmo. Anche se, al momento, un olmo non riesco a immaginarmelo. Beh... uno stagno, un olmo, la nebbia. Proprio questa nebbia qui che c'è a novembre che dopotutto è bella e semplice, senza troppi fronzoli.  Poi ci sarebbero, se vogliamo davvero rimanere al limite del Tempo e dello Spazio, tanto dentro quanto fuori, delle bancarelle. Per l'esattezza, due. La prima sarebbe una bancarella di grammofoni, se non ricordo male il termine. I venditori sarebbero due anziani gemelli con una barba lunga e la giacca a scacchi verdi e bianchi. Un gemello starebbe in piedi a rigirarsi le mani nelle tasche esclamando: "che freddo, che freddo". L'altro gemello, più riflessivo, pulirebbe tutto il tempo i grammofoni con un panno celeste, un panno morbido, morbidissimo. La musica si inoltrerebbe sullo stagno, attraverso la nebbia, tra i rami dell'olmo, nel condotto uditivo esterno, facendo vibrare la mia membrana timpanica e quella di tutti i presenti e i non presenti.
La seconda bancarella sarebbe invece una bancarella di biscotti di proprietà di un bambino sovrappeso che, in realtà, nel momento in cui fa per consegnarti il biscotto, ritira la mano e dice: "Non vorresti meglio un quadro?"
"No, bambino, vorrei un biscotto"
"Sei sicura?"
"Si, però non voglio un biscotto fatto di materia, bensì l'essenza pura del biscotto, ossia la felicità che mi procura il fatto di pensare ad esso"
"L'essenza pura di biscotto è un dipinto che non abbiamo" direbbe il bambino.
"Va bene. Compro il quadro blu allora"
"Quello blu è stato già prenotato" 
"Oh" mi dispiacerebbe.
"Ci sono tante persone che amano il blu e appendono il Blu a un muro" mi informerebbe il bambino dall'alto della sua esperienza nella vendita di quadri e biscotti.
"Che strano, in effetti, appendere il sommo Blu a un muro... è molto strano, è un controsenso" penserei.

E il Tempo passerebbe così, a discutere con un bambino guardando intensamente le radici di un olmo. Quanto allo Spazio, non saprei. La mia immaginazione non riesce dettagliatamente a definire uno Spazio al limite, un posto che c'è e invece no.
 Forse, ci riuscerei soltanto pensando a uno Spazio in cui incontrerei le persone che fino ad ora sono entrate e poi uscite nella mia Storia, persone che tra di loro non si conoscono e, magari lì,  nel maestoso Limite, sarebbero quasi amici.
E certe volte m'immagino di trovarci tutti insieme a tirare i sassi nello stagno. Loro mi insegnerebbero a farli rimbalzare sull'acqua dato che io non ne sarei capace. Un circolo di amici e parenti, stretti, lontani, dove io non sarei nient'altro che l'ultima ruota del carro, la ragazza da non lasciar parlare troppo, le cui minchiate zittire con un silenzio. Per cui, io non dovrei fare altro che guardarvi facendo finta che m'importi davvero qualcosa del sasso. Perché, nel Limite, le cose che ci importano, in realtà, non contano poi così tanto. Magari conta il Momento, solo quello, chissà. Proverei a tirare. Il sasso affonderebbe senza rimbalzare.
Il bambino, comunque, alle mie spalle direbbe: "Per quanto mi riguarda e per ciò che la nebbia mi consente di vedere, quel sasso potrebbe star rimbalzando in direzione di molteplici galassie".

Il gemmello Grammofono direbbe: "Bambino, parla come mangi". 
Ma io, ripeterei annuendo: "In direzione di molteplici galassie".

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