26/03/17

Amnesia

divagazioni di Cristina Taliento

Amnesia è un paese, piccolo, molto piccolo, non so bene dove si trovi, magari vicino la costa oppure sui monti, chissà. Non mi ricordo se si scriva "Amnesia" o "Amnesya" con la "y". Però è un gran paese, sempre più grande ogni giorno che passa.
Le persone che ci abitano hanno sempre un gran da fare. Devono badare agli altri, alla casa, agli animali del cortile, ai fiori, devono pulire la cucina, studiare, mettere in ordine la scrivania, chiedere scusa, scrivere.  Però, la maggior parte del tempo, non fanno niente.
Le loro emozioni sono maledettamente importanti, per loro sono quasi tutto. "Quasi" perchè c'è anche quel piccolo dettaglio, quel piccolo fatto che occorre considerare, ovvero che talvolta contano meno di zero, non ci sono, non si trovano, sparite. 

Amnesia è tutto e niente, ha la durata di una foto, vive nel presente e poi muta in continuazione. I palazzi, le strade, il corso del fiume, ogni cosa a volte scompare, poi riappare, ma diversa, con un colore più chiaro o più scuro. Una volta, ad esempio, le nuvole sono diventate verdi! E tutti quanti ci hanno fatto un sacco caso, ma poi sono ritornate com'erano prima e nessuno ha riferito quel fatto, nessuno se n'è ricordato più. 
Tutti e nessuno. Ad Amnesya si ragiona in questi termini e a chi importa chi diavolo tu sia veramente, che cosa ti piaccia; l'identità è un concetto duraturo e, in questo grande piccolo paese, il tempo è deformabile, molle e dolce come il miele. 

Una volta è stato eletto il sindaco. Per un'ora c'è stato un bel baccano d'ideali e sogni, dopo l'elezione si è sentito un tuono e tutti a correre a destra e a sinistra, lungo la piazza, per mettersi a riparo dalla pioggia. Così quell'intera situazione è mutata completamente in una sorta di gara dentro i sacchi dove chi arrivava per primo vinceva un pacco di caramelle impermeabili. E degli ideali e dei sogni non è rimasto che il megafono attraverso il quale erano stati in precedenza urlati. Ora, immaginatevi un megafono abbandonato sull'asfalto, ancora caldo d'invettiva... buffo davvero. Il sindaco neoeletto si è chiesto come mai quel giorno avesse messo la cravatta. Ma non doveva andare a correre? Che accidente ci faceva lì, su quel palco, sotto la pioggia?
Ah... Amnesia è fatta così... non bisogna prenderla troppo sul serio, un giorno fa buio alle cinque del pomeriggio, mentre il giorno dopo alle dieci di sera. Non si vive male, per carità, però a volte ti viene una strana nostalgia di un posto che cercavi e che non trovi più e chissà se sia davvero esistito, oppure una nostalgia di certe persone e sentimenti di cui, tuttavia, non è rimasta nemmeno la memoria, nemmeno il più piccolo ricordo.

19/03/17

Luna bianca di piuma - Poesie metropolitane

Il cavaliere (San Giorgio), Kandinskij, 1914-15, Mosca




















Non siamo niente
tranne farfalle
che volano nella notte
tra autobus lenti
e musiche rock di una casa occupata;
si fa presto a far le due,
mentre tutto si muove
a parte la Luna,
bianca di piuma.

E non c'è davvero nessuno,
soltanto semafori rossi poi verdi
poi rossi poi verdi
e strade deserte,
così vuote che potremmo
cantare
o giocare ai Cavalieri:
"Ehi tu, fermo lì,
ti dichiaro colpevole
d'alto tradimento"

(C.Taliento)